lingua araba al Pilastro: lingua madre o lingua nonna? Comunque lingua amica!

Obiettivo del nostro progetto non è solamente lavorare con le mamme per l’integrazione nella società italiana, ma anche con i bambini per aiutarli a dare un senso alla loro doppia appartenenza che a volte più essere difficile da gestire, soprattutto da piccoli. Cominciamo una riflessione sull’insegnamento dell’arabo con la nostra Meryem che da anni fa l’insegnante volontaria al sabato.

Da alcuni anni collaboro con l’associazione marocchina Al Ghofrane come insegnante di lingua araba nella loro  scuola autogestita in modo volontario al sabato pomeriggio presso le scuole Romagnoli, nel quartiere periferico del Pilastro, a Bologna. E’ poco conosciuta fuori dalla comunità arabofona, ma accoglie complessivamente quasi 200 bambini, in prevalenza di origine marocchina, ma con molte famiglie anche dalla Tunisia, dall’Egitto e perfino italiane!

Per me è davvero un’esperienza molto importante anche se le difficoltà non sono mancate, soprattutto all’inizio! perché l’arabo che stiamo insegnando è la lingua in cui sono scritti i libri, cioè l’arabo classico, invece i bambini cresciuti in Italia parlano in realtà delle forme dialettali. Tutti i bambini di origine araba non solo i marocchini: anche i tunisini o gli egiziani, insomma tutti gli arabi, perché parlano il dialetto usato in casa e quando vengono nella nostra scuola per imparare la lingua araba scoprono che in realtà è una lingua tutta nuova! Per loro l’arabo non si può considerare una lingua madre, in pratica è una seconda lingua se non addirittura una terza, perché la variante dialettale usata dalla loro famiglia viene come seconda lingua madre, mentre l’italiano per loro è la lingua principale.

Io nella didattica provo ad usare tutti i metodi che mi aiutano a trasmettere l’idea: mi capita di utilizzare libri illustrati con le lettere, altre volte uso anche dei pupazzi in modo giocoso, cioè per esempio faccio parlare un pupazzo e dico che lui non vuole sentire neanche una parola in italiano, se la sente scappa via, così li spingo a sforzarsi di usare l’arabo classico; oppure mostro delle illustrazioni e chiedo ai bambini di descriverle così proviamo a creare un dialogo in arabo classico.

Quest’anno è andata molto bene, sono contenta perché sono arrivata all’obiettivo: adesso hanno iniziato a leggere delle frasi con la scrittura vocalizzata (cioè facilitata, perché di solito le vocali brevi non si scrivono). Nella mia classe i bambini hanno tra i 6 e i 9 anni, quasi tutti sanno già leggere e scrivere in italiano, ma io non insisto troppo sulla scrittura, è una cosa che pian piano viene da sé. Usiamo le lavagnette e i gessetti colorati, i libri illustrati e la conversazione. Ma impariamo anche il Corano e facciamo un po’ di educazione religiosa: è molto importante, altrimenti tanti bambini crescono senza sapere cosa dice veramente la loro religione e possono più facilmente cadere in interpretazioni distorte. Verso la fine ella lezione ci rilassiamo con una canzone.

Sono molto soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto quest’anno, Considerando che in classe ho 25 bimbi e nella scuola ne abbiamo quasi 200 di tante nazionalità…

Meryem Nassereddine

Foto: Centro interculturale Zonarelli

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