Uomini nel buio

ancora la periferia, protagonista del nostro tempo

Lo so, il nostro progetto ha un focus molto preciso sulle madri, eppure ci sono momenti in cui, anche in uno spazio così segnato dal femminile materno, senti che vale la pena prestare attenzione alle istanze dei padri. E dei figli maschi. Insomma, degli uomini.

Uno di questi momenti è sicuramente quando ti imbatti in uno scrittore come Giovanni Iozzoli, cinquantenne, campano, tra i fondatori di Officina 99 a Napoli, poi trapiantato a Modena 24 anni fa.

Di notte nella provincia occidentale, edizioni Artestampa 2018, è il suo quarto romanzo.

Giovanni Iozzoli – Di notte nella provincia occidentale – Edizione ArteStampa

La scrittura di Iozzoli colpisce innanzititutto per l’attenzione alla realtà, fatta di una conoscenza diretta e partecipe, innestata su di un interesse socio-antropologico, che riconnette (finalmente qualcuno comincia a farlo!!) il contemporaneo alla grande tradizione del neorealismo con alcuni esilaranti sconfinamenti nella commedia all’italiana.

I protagonisti sono due padri ultracinquantenni attraversati da una crisi che da sociale, economica e culturale si fa personale: espulsi entrambi dalla fabbrichetta delocalizzata che era stata il loro punto di riferimento per due decenni, Pasquale, delegato sindacale terrone, comunista e cassintegrato a cui la CGIL non riesce più a dare risposte, e Mustafà, ex operaio marocchino che invece ha approfittato della buon’uscita per aprire una kebabberia take-away, si trovano di colpo di fronte alla scomparsa dei rispettivi figli adolescenti, uno forse coinvolto in un traffico di droga, l’altro apparentemente irretito dai reclutatori dell’Isis. Gli ingredienti della crisi contemporanea ci sono tutti – lavoro, mutui da pagare, sogni di integrazione miseramente infranti, incomunicabilità familiare, la sconfitta politica, la periferia (altra cifra dell’oggi!) – e tutti si accaniscono senza pietà su questi due uomini troppo vecchi per ricominciare, a cui la fuga dei figli (sapientemente assenti per tutto il romanzo) sbatte in faccia il proprio fallimento anche come educatori.

I due vecchi compagni di lavoro divisi da scelte opposte di fronte alla chiusura della fabbrica, uno per la lotta collettiva, l’altro per la soluzione individualista (indovinate quale ha pagato di più!), si ritrovano dunque notte dopo notte in un parcheggio di periferia a fare la posta a un palazzaccio che dà rifugio a tossici e a ogni tipo di traffici loschi, in cerca dei figlioli. Nel buio saranno costretti a guardarsi in faccia veramente per la prima volta e a ri-conoscersi, come non hanno fatto in tutti gli anni di lavoro gomito a gomito alla catena di montaggio, e a cercare di comprendere – e farci comprendere – il punto di caduta delle loro illusioni per poter comprendere il punto di partenza della tangente lungo la quale sono partiti i due ragazzi.

Foto di Giulia Imbriaco, quartiere Pilastro, Bologna

Ma… e le donne? Se, come dice il vecchio adagio, dietro a ogni uomo di successo c’è una donna forte, non dovrebbe esserci una donna – magari debole – anche dietro a ogni uomo perdente?

E infatti Pasquale e Mustafà una moglie ce l’hanno. I loro figli in fuga, Gabriele e Karim, una madre ce l’hanno. Ma Iozzoli non le vuole in mezzo, le manda via, una in improbabile fuga extra-coniugale e l’altra, sprezzante, nella sua natìa Casablanca. E lo fa così frettolosamente, in palese contraddizione con la sensibilità con cui tratta della crisi maschile (perché quale madre pianterebbe in asso la famiglia proprio quando il proprio figlio scappa di casa?), che sembra dirci che non gli interessano, che dei problemi delle donne se ne parla già troppo e lui invece vuole dedicare questo romanzo a tutti i magoni che devono mandare giù gli uomini di fronte alla epocale perdita di ruolo che stanno vivendo. E questo mi pare un altro ottimo motivo per correre a leggerlo, se non lo avete già fatto!

Recensione di Antonella Selva
Foto di Giulia Imbriaco del quartiere Pilastro, Bologna

1 pensiero su “Uomini nel buio”

  1. mi piacciono il tema, la recensione, il modo di porre il problema.
    Non è indifferente che se ne parli in uno spazio pensato al “femminile”
    Lo trovo utile come il cominciare a pensare a spazi misti…ne parliamo se credete…
    vi cito un episodio interessante …una sorella marocchina che lavorava in una struttura cattolica … ha proposto di fare un corso sulla contraccezione rivolto a musulmani-e . Ebbero un solo partecipante che ritennero cmq un successo . Ci furono , in seguito, altri uomini molto interessati al tema.

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